Infiorescenze a confronto CBD vs. THC
Il cannabidiolo (CBD) e il tetraidrocannabinolo (THC) sono i due principali componenti della pianta di marijuana. Sebbene sia il CBD che il THC appartengono alla stessa classe di composti conosciuti come cannabinoidi agiscono in modo diverso nel nostro organismo. Mentre molti ceppi di marijuana sono conosciuti per avere abbondanti livelli di THC, i ceppi ad alta concentrazione di CBD sono meno comuni ed usati per scopo principalmente medico-terapeutico ed industriale. Infatti la comunità medica, dopo molti studi e ricerche, ha permesso la diffusione dell’uso del CBD e non del THC.
Entrambi i composti hanno importanti benefici per la salute:
- il THC è: antispasmodico, analgesico, anticonvulsivo, antinfiammatorio, stimola l’appetito e le proprietà antiemetiche
- il CBD ha effetti antinfiammatori, anticonvulsivi, antipsicotici, antiossidanti, neuroprotettivi e immunomodulatori
Va subito detto che oggi il CBD si trova in commercio sotto forma di oli ed è legale. Il THC è illegale e si trova solo in alcuni farmaci specifici che possono essere assunti solo grazie alla prescrizione medica in casi di malattie gravi.
Di seguito spieghiamo le principali differenze tra CBD e THC.
Il CBD, conosciuto anche come cannabidiolo, è una sostanza presente nella canapa. La sua caratteristica principale è quella di non possedere effetti psicoattivi: non crea cioè assuefazione e risulta particolarmente indicata nella cura di determinate patologie, tanto che molti studi scientifici stanno confermando la validità di questa sostanza anche nell’ambito della medicina.
Prima di conoscere le proprietà benefiche di quello che è a tutti gli effetti un metabolita, cioè il prodotto del processo finale del metabolismo nell’organismo, sarebbe opportuno distinguere tra il CBD ed il THC, i principali elementi della cannabis.
Il primo è un cannabinoide non psicoattivo che si lega ai recettori CB2 presenti nelle cellule T del sistema immunitario e stimola la guarigione; il secondo invece è una sostanza psicoattiva che si lega ai recettori CB1, altera la mente e provoca euforia, aumento dell’appetito, rilassamento e perdita della percezione spazio-temporale.
Proprio la presenza della sostanza THC all’interno della cannabis fa sì che lo status giuridico in tutto il mondo sulla canapa rimanga su posizioni controverse. La scienza, e quindi la giurisprudenza di molti Stati, considera infatti lo 0,6% il limite massimo da non superare ed entro il quale non hanno effetti psicotropi.
In realtà diverse indagini testimonierebbero i benefici sulla cura di alcune malattie anche del THC con percentuali sopra lo 0,6%, il quale però deve sempre essere somministrato sotto controllo medico. Per le infiorescenze da fumare con THC sotto lo 0,6% si parla invece di cannabis legale. A questo proposito, come negli alberi da frutto, e più in generale nell’agricoltura, esistono diverse tecniche genetiche di selezione, ciò vale anche per la coltivazione della canapa, orientata proprio ad una maggiore produzione di CBD.
Il cannabidiolo (lo abbiamo visto anche in altre pagine del nostro blog) possiede diversi benefici per la salute fisica e mentale. Vediamo quali sono i più importanti.Grazie alla sua capacità di ridurre gli spasmi muscolari, è ad esempio indicato nelle patologie che provocano convulsioni, epilessia inclusa. Quest’ultima patologia in alcuni casi risulta infatti immune ai tradizionali medicinali, tanto che alcuni medici somministrano terapia alternativa a base di cannabidiolo, che ha effetti antiepilettici, antispasmodici e anticonvulsivanti.
Questa sostanza risulta particolarmente efficace anche per contrastare forme di ansia e di stress, insonnia e depressione grazie ai suoi effetti antipsicotici e calmanti. Il suo utilizzo è indicato in particolari forme di ansia come il disturbo post traumatico da stress e il disturbo ossessivo compulsivo.
Al cannabidiolo vengono inoltre attribuite importanti proprietà antinfiammatorie. Proprio per questo motivo la sostanza è spesso utilizzata per combattere diverse patologie della pelle come l’acne e la psoriasi. Sull’epidermide risulta estremamente funzionale poiché l’olio ricavato dalla canapa idrata ed ammorbidisce la pelle grazie all’azione degli acidi grassi essenziali e svolge un’importante azione anti-age che mantiene la cute giovane ed elastica con l’aiuto degli antiossidanti. Sono note le sue proprietà antibatteriche, grazie alle quali rigenera i tessuti e migliora l’aspetto dei capelli. Può anche essere prescritta per neuropatie e fibromialgia.
Ancora: diversi studi hanno confermato che il cannabidiolo è utile nel prevenire la nascita di malattie neurodegenerative. Può inoltre rivelarsi un ottimo analgesico, dal momento che riduce il senso di nausea, allevia i dolori, stimola l’appetito e migliora la digeribilità. Gli effetti rilassanti e calmanti di questa sostanza risultano molto efficienti per ridurre tensioni, infiammazioni e dolori collegati a varie patologie, e talvolta la cannabis viene impiegata anche in oncologia, per diminuire gli effetti collaterali della chemioterapia. Sono stati rintracciati, infine, effetti positivi anche in chi soffre di arteriosclerosi, di artrosi e di patologie del sistema circolatorio.
Il ricorso alla canapa per le sue proprietà psicoattive può essere motivato da ragioni differenti. Uno degli scopi è quello ricreativo, con l’intento di alterare la mente per sentirsi più rilassati o per intrattenersi. In tal senso la canapa con THC viene ritenuta dagli esperti una sostanza dissociativa, che può generare un effetto straniante. Seppur il principio attivo della cannabis (il THC appunto) non determini conseguenze narcotiche, come l’eroina o gli oppioidi, al tempo stesso, però, si distingue dalla cocaina perché non è né eccitante né euforizzante. In che cosa consiste, dunque, questo effetto straniante? Molto semplicemente in una dissociazione per cui la mente viene distratta da sé stessa.
Tuttavia è bene tener presente che nei consumatori abituali si viene a creare quella che è stata definita sindrome amotivazionale da cannabis, una sorta di pigrizia costante che inibisce dal portare avanti progetti ed essere attivi nella vita. L’uso della cannabis, insomma, può essere problematico se è compulsivo e non viene effettuato con responsabilità e controllo medico.
Un altro tipo di utilizzo, ben diverso, può essere quello di beneficiare di proprietà lenitive e curative che si rivelano preziose per chi soffre di diversi disturbi, anche gravi. Il trattamento di varie malattie neurologiche gravi può trarre benefici dal ricorso alla canapa. In generale, la cannabis permette di alleviare il dolore, soprattutto per i pazienti oncologici, ma è raccomandata anche per coloro che soffrono di disturbi cronici che sono associati a lesioni del midollo spinale o a sclerosi multipla. In più, può essere consigliata per superare alcuni effetti collaterali di terapie specifiche per l’HIV, della radioterapia e della chemioterapia. Sempre tra i pazienti oncologici, serve a stimolare l’appetito.
Molte ricerche sono state pubblicate nell‘US National Library of Medicine National Institutes of Health, la Bibbia dell’informazione medica. Questa rivista viene aggiornata continuamente dalla comunità scientifica perché molti altri effetti dei cannabinoidi sono ancora sconosciuti. La ricerca su queste sostanze, insomma, ci riserva ancora molte sorprese.